La sostenibilità è un argomento di moda. Dal vocabolario sappiamo che per sostenibilità si intende quella caratteristica di una cosa di essere mantenuta indefinitamente nel tempo. Nel mondo moderno ha a che fare con la possibilità di soddisfare il proprio bisogno assicurando anche alle generazioni future la stessa possibilità.
La sostenibilità implica il riconoscimento di una responsabilità, individuale e globale, ed è sostenuta da un sentimento forte di rispetto, di amore verso il mondo, inteso come natura, come persone, come animali, come cose.
La sostenibilità dunque deve essere coltivata prima negli individui, creando nella loro anima il substrato fertile per questi sentimenti di amore e responsabilità: una specie di educazione civica che non è nozionismo o ideali, ma è fondata sullo stato di coscienza. Da questi individui in uno stato di connessione nasceranno le azioni che daranno luogo a un mondo sostenibile.
In questo discorso, Lokaa racconta l’esperienza di Santosh Puram, un villaggio nel sud dell’India, modello per la costruzione di un intorno sostenibile.
Sono una cantautrice, studentessa e changemaker.
Vi faccio una domanda: siete mai stati in una stanza con 20 a 25 bambini, tutti di età compresa tra 2 e 5 anni, tutti sul pavimento che fissano vacuamente la porta o stringono forte un vecchio giocattolo?
Questo di cui sto parlando è un orfanotrofio in India e quei bambini stavano aspettando il custode che venisse e dare loro da mangiare. Nel frattempo mi tenevano per mano e mi mostravano i loro giocattoli. Quando è arrivato il momento per me di andare via, mi hanno lasciato la mano e se ne sono andati in totale distacco, come se non esistessi per loro.
Questa è stata la mia prima esperienza all’età di 7 anni. Vedere così tanti bambini, senza famiglia, senza genitori, tutti affamati d’amore…è stato molto triste. Sapevo che nessuno li avrebbe celebrati come i miei genitori fanno con me, nessuno se ne sarebbe preso cura se si fossero sentiti tristi o soli e nessuno proverebbe a farli sentire felici.
In quel momento seppi che dovevo fare qualcosa per migliorare le loro vite; questo è il motivo per cui io e molti dei miei amici provenienti da tutto il mondo abbiamo unito gli sforzi per raccogliere i fondi necessari per sostenere questi bambini, provvedere alla loro istruzione e al loro mantenimento.
Ci sono voluti 4 anni per completare questo progetto. Unendo le forze, siamo stati in grado di finanziare 100 bambini per tutta la vita.
Terminato questo progetto, ho aspettato un’altra ispirazione dal cuore, che è arrivata quando avevo 14 anni: capitai in un piccolo villaggio con capanne fatiscenti; nel momento in cui sono entrata in questo villaggio un paio di bambini sui 10 anni sono corsi verso di me, mi hanno preso per mano e mi hanno mostrato tutto. Mi hanno presentato ai loro genitori e ai loro nonni, avevano i sorrisi più brillanti che io avessi mai visto. Al momento di andarmene, mi hanno salutato con ampi gesti fino a che non sono scomparsi dalla vista.
Quando avevo sette anni, volevo aiutare quei bambini ad avere una vita senza bisogno di lottare per bisogni di base e in cui potessero vivere con dignità. Non riuscivo a vedere oltre. Ma in quest’altra situazione, in cui ero molto più grande, ero in grado di vedere molto di più. La gioia pura di quei bambini nel villaggio mi ha inondato di passione per fare qualcosa per aiutarli.
Ciò ha dato origine al progetto del Villaggio Mondiale: volevo creare un villaggio sostenibile per questi bambini.
Più pensavo alla mia visione, più domande mi venivano: ad esempio, cos’è la sostenibilità? Usare materiale ecologico per creare nuove infrastrutture è una misura sufficiente a creare un villaggio sostenibile? Come possiamo creare una sostenibilità duratura?
Continuando a pensarci, ho cominciato a vedere una pittura più ampia. Ho visto che alla base della maggior parte dei problemi che affrontiamo oggi, che si tratti di povertà, clima, crisi ecologica, discriminazione razziale e di genere, al cuore di ciascuno di questi problemi c’è una sola cosa: un individuo disconnesso.
Ho visto che la via d’uscita da tutti questi problemi è coltivare la consapevolezza della connessione degli individui con la natura, con il sé e con gli altri.
La mia visione è diventata molto chiara: PRIMA L’ESSERE UMANO POI LE INFRASTRUTTURE. Per creare qualsiasi forma di sostenibilità, dobbiamo mettere l’essere umano al primo posto.
L’India ha un enorme popolazione di persone svantaggiate, che vive nei villaggi. Il mio obiettivo era lavorare con cinque di questi villaggi come inizio, e poi espandermi a molti altri. Dovevo trovare il modo di creare pura sostenibilità. Questa è l’anima del progetto del Villaggio Mondiale.
Ho iniziato a lavorare prima con i bambini di questi villaggi, per risvegliare in loro una connessione agli alberi intorno a loro, ai boschi, verso gli animali intorno a loro; li abbiamo portati a lungo nella natura a camminare e lentamente hanno iniziato a sentirsi i custodi della foresta.
Abbiamo piantato alberi al lato della strada del villaggio e fuori dalle loro case. Ogni bambino ha dato al proprio albero il suo stesso nome: la bambina Jyoti in questa Immagine è in piedi accanto all’albero Jyoti.
Ogni venerdì la mamma di Jyoti le fa il bagno e la adorna di fiori, e ogni venerdì Jyoti fa esattamente la stessa cosa con il suo albero: lo lava con l’acqua e se ne prende cura esattamente come sua madre si prende cura di lei. Capisce che questo l’albero è semplicemente l’estensione del proprio corpo.
Ora il nostro sviluppo sostenibile è impostato sui bambini connessi alla terra che svolgono il ruolo di influencers. Come si può creare un villaggio sostenibile basandosi su persone che non sono consapevoli della propria connessione con la natura?
Un’altra monumentale maledizione che l’India affronta è quella della discriminazione basata sul sistema delle caste. Non puoi scegliere la casta di origine, né puoi cambiarla.
Le persone che si trovano sui gradini inferiori di questo sistema sono vittime di sfruttamento. La cosa più triste è l’assoluta mancanza di volontà di queste persone. Non hanno volontà di eccellere, di avere successo, di fare una differenza per sé e per gli altri.
Più mi innamoravo dei bambini di questo villaggio, più sentivo di dover trasformare i loro genitori prima di pensare a qualunque forma di sviluppo.
Volevori svegliarli alla loro dignità come figli uguali di Madre Terra e il primo segno che ho visto di questo risveglio è stato quando l’intero villaggio si è riunito per celebrare Ganesh Chathurthi, un festival indiano che onora il dio Ganesha. Gli abitanti di questo villaggio erano sempre stati spettatori di questo festival, che era invece celebrato dagli abitanti delle caste superiori dei villaggi vicini.
Questo risveglio è stato molto importante perchè ora hanno una voce, sanno quello che vogliono e possono esprimersi. Ora la gente del villaggio è in grado di connettersi a se stessi molto di più e la meditazione regolare ha giocato un ruolo importante in questo risveglio.
La terza pietra miliare che abbiamo affrontato è stata risvegliare gli abitanti del villaggio a una maggiore connessione con i loro vicini. Abbiamo silenziosamente selezionato gli individui più saggi e li abbiamo aperti a un sentimento di maggiore compassione, e abbiamo dato loro le competenze che servivano nel villaggio.
Vi racconto una storia: abbiamo addestrato Marya all’uso del defibirllatore e alle cure mediche di primo soccorso, e con la sua abilità ha salvato molti cuccioli e mucche da morsi di serpente.
Recentemente è riuscito a toccare l’ultima famiglia del villaggio che aveva resistito a questa trasformazione: la padrona di casa stava strozzandosi con il cibo. Marya è intervenuto prontamente resuscitandola. Ora è gradito ospite di questa famiglia nelle cene sotto le stelle.
Le competenze sono necessarie ma l’abilità senza le fondamenta di uno stato di connessione è incompleta.
Oggi tutti gli abitanti del villaggio si riuniscono per coltivare ortaggi biologici per l’intero villaggio, fanno anche la raccolta dell’acqua nei pozzi e la sera puoi trovare tutto il villaggio riunito per fare pandari bhajan, una danza locale dal ritmo sopraffino.
Ad ogni occasione possiamo vedere che lo stato di connessione è al centro di tutta la sostenibilità: quando sei connesso con la natura, ne diventi il protettore. Quando sei connesso con te stesso, ti trasformi da vittima senza voce a persona in grado di creare dei cambiamenti. Quando sei connesso con gli altri, diventi una persona capace di prendersi cura degli altri oltre i confini della propria famiglia.
Santhosh Puram è il primo Villaggio Mondiale che stiamo tentando di fare istituire entro la fine del 2019. Santosh Puram è un esempio di costruzione di un villaggio dall’interno perché abbiamo iniziato coltivando negli abitanti del villaggio una bella coscienza e poi abbiamo iniziato a sviluppare infrastrutture.
Desidero ringraziare tutti, ogni singola persona da tutto il mondo che ha fatto parte di questo progetto e ha aiutato affinché questa missione diventasse realtà.
Soprattutto, voglio ringraziare tutti i bambini del villaggio per essere una costante ispirazione perché ogni famiglia possa vivere una bella vita.
Dobbiamo costruire villaggi, dobbiamo costruire qualunque cosa, dall’interno verso l’esterno perché uno stato bello, uno stato connesso, è al cuore di tutta la sostenibilità
Ecco perché invito ogni singola persona coinvolta in qualsiasi lavoro di sviluppo a provare questo modello: vi invito a provare a coltivare un stato bello di coscienza, uno stato conesso di coscienza all’interno delle persone, e poi a lavorare su qualsiasi tipo di infrastruttura. Perché non è possibile creare qualcosa di bello senza curare la malattia di una coscienza disconnessa.
Grazie.
Vi prego di cancellarmi dalla lista. Preferisco ricevere il testo in inglese. Agnes Neuenschwander Tarozzo —-Ursprüngliche Nachricht—-
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